Piano nazionale città: più ciclopedonalità
Con il decreto Sviluppo, presto reti ciclopedonali e zone 30 per riqualificare i centri urbani e dare occupazione. FIAB scrive ai Comuni
Con il decreto Sviluppo, presto reti ciclopedonali e zone 30 per riqualificare i centri urbani e dare occupazione. FIAB scrive ai Comuni
Piano nazionale città: più ciclopedonalità
Con il decreto Sviluppo, presto reti ciclopedonali e zone 30 per riqualificare i centri urbani e dare occupazione. FIAB scrive ai Comuni
Con il decreto Sviluppo, presto reti ciclopedonali e zone 30 per riqualificare i centri urbani e dare occupazione. FIAB scrive ai Comuni
Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia, ha inviato una lettera aperta ai Sindaci italiani per chiedere di cogliere le opportunità finanziarie offerte dal decreto Sviluppo, approvato recentemente dal Governo, e porre prioritariamente in opera immediati interventi di riqualificazione urbana attraverso il recupero e il rilancio della mobilità a piedi e in bicicletta. Una maniera per rilanciare l’economia, tutelare l’ambiente urbano e promuovere gli spostamenti sicuri di tutti, a partire dai bambini. Come chiesto per altro dalla conferenza "globale" di Vancouver sulla mobilità ciclistica alle Nazioni Unite, in Canada.
Di seguito il testo della lettera.
Mobilità ciclistica e Piano Nazionale per le Città
Lettera aperta a Sindaci e Amministratori delle Città Italiane
Lettera aperta a Sindaci e Amministratori delle Città Italiane
Milano, 3 luglio 2012
Gentili Sindaci e Amministratori,
di seguito al Piano Nazionale per le Città, approvato dal Governo nei giorni scorsi all’interno del Decreto Sviluppo, la FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, intende richiamare l’attenzione degli enti locali sulla possibilità che questo strumento offre – in un momento di crisi economico-ambientale – per porre mano, prioritariamente, a interventi di riqualificazione urbana poco impattanti, a minor costo energetico e ad elevato potere occupazionale, come le infrastrutture ciclopedonali, indispensabili per renderle le città più sicure, gradevoli e accessibili, in particolare da chi si muove a piedi e in bicicletta, tra cui bambini e anziani.
Investire in infrastrutture ciclopedonali e zone 30 consentirà nel tempo ritorni economici sotto forma di risparmi di costi sociali e sanitari per le persone in termini di incidentalità, obesità, malattie all’apparato respiratorio e cardiovascolare.
Il Piano Nazionale per le Città, che punta ad attivare interventi di riqualificazione delle aree urbane degradate attraverso la costruzione di alloggi e scuole, ma anche nuove infrastrutture e parcheggi grazie al reperimento di risorse pubbliche e all’attivazione di forti sinergie a livello pubblico-privato, ci sembra possa essere una straordinaria opportunità, di contro, per decongestionare le città e ridare nuova vivibilità.
I diversi soggetti istituzionali interessati al Piano saranno coordinati da una cabina di regia, operativa presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e composta dai soggetti istituzionali interessati, che selezionerà gli interventi da realizzare.
La FIAB ricorda che la realizzazione di percorsi ciclabili e ciclopedonali urbani e le zone 30 sono interventi a basso contenuto di cemento (rispetto ai viadotti ed alle spianate di parcheggi) ed alto contenuto di mano d’opera (è importante privilegiare gli investimenti che hanno maggior contenuto di lavoro per gli operai piuttosto che le colate di cemento dove lavorano prevalentemente i macchinari), che contribuiscono a dare lavoro alle famiglie ed a migliorare il benessere dei cittadini oltre a migliorare la qualità della vita nelle città.
Inoltre, come di recente dimostrato da uno studio inglese sull’efficacia delle zone 30 nelle città, interventi di moderazione del traffico riducono l’incidentalità e la mortalità del 41% in generale e di oltre il 50 % per la fascia 0-15 anni.
In questo contesto sono illuminanti gli interventi tenuti nel corso del Velo City 2012, la Conferenza "Globale" sulla mobilità ciclistica tenutasi a Vancouver in Canada, per iniziativa di European Ciclists’ Federatione (ECF) e Autorità locali.
Il sindaco della città di Vancouver, Gregor Robertson ha dichiarato: "Vancouver ha fatto tanto in questi anni per dare sicurezza ai ciclisti, sia con interventi di moderazione del traffico che con la realizzazione di piste ciclabili protette. Il nostro obiettivo ora è rendere i nostri concittadini meno dipendenti dall’automobile e fare in modo che entro il 2020 oltre il 50% degli spostamenti avvengano a piedi, in bicicletta e con il trasporto pubblico. Ci auguriamo che l’esperienza di Vancouver possa essere replicata nel mondo".
Il presidente di ECF, Mandred Neun, ha dichiarato: "Oggi più che mai abbiamo soprattutto bisogno di inquadrare le politiche per la mobilità ciclistica all’interno dei grandi temi globali come la lotta ai cambiamenti climatici, la crisi energetica, la salute pubblica, l’economia mondiale, il diritto individuale alla mobilità. Con la "Carta di Vancouver" approvata a conclusione del Velo-City, la Conferenza ha chiesto alle Nazioni Unite di adoperarsi affinchè la mobilità in bicicletta sia riconosciuta quale componente fondamentale delle politiche di mobilità sostenibile e siano messe in atto misure per migliorare la sicurezza e l’accessibilità delle strade e degli spazi pubblici, specialmente a beneficio dei bambini".
Gil Penalosa, ex assessore ai parchi e all’ambiente del comune di Bogotà in Colombia e attualmente direttore esecutivo dell’organizzazione canadese "8-80 cities", ha dichiarato: "Bisogna costruire città per tutti non solo per chi si muove in auto. Quando sono stato assessore al comune di Bogotà, sono stati costruiti 5 parchi metropolitani, 50 parchi urbani e 250 giardini. In tre anni sono stati costruiti 280 Km. di piste ciclabili protette che hanno portato gli spostamenti in bici dallo 0,4% al 5% con un investimento di 90 milioni di dollari, una spesa mai fatta prima in questo campo in America latina. Se l’ha fatto Bogotà, allora tutte le città del mondo possono farlo. I trasporti non sono un problema ma un’occasione per organizzare le città puntando all’obiettivo di rendere la vita indipendente dai mezzi privati a motore. Bisogna pensare a (ri)costruire le città ricordandosi anche e soprattutto a chi non guida l’auto. Tutte le città devono avere come modello Copenaghen dove il 38% degli spostamenti avviene in bici. Se chiedete ai danesi perché vanno in bicicletta, solo l’1% vi risponderà per motivi ecologici: oltre il 60% vi risponderà perché è facile, veloce e conveniente. La bici è un mezzo di trasporto democratico perché consente a tutti di muoversi. Gli investimenti nella mobilità ciclistica determinano il miglior rapporto costi-benefici".
Ci auguriamo che gli Amministratori dei Comuni Italiani sappiano cogliere questa straordinaria opportunità offerta dal Piano Nazionale per le Città per dare corso ad un nuovo modello di mobilità, riattivare il tessuto economico locale e dare un nuovo volto alle nostre città.