Lasciare il caldo torrido della pianura per almeno un week-end è quello che auguriamo a tutti.
Lasciarlo per un paesaggio come quello dell’Engadina è qualcosa che ti riconcilia col mondo.
Se poi lo fate come noi, in bicicletta con una bella e divertente compagnia, allora siete "in paradiso", come dice il nostro impagabile capogita Lodovico di Leccociclabile!
Qualche dettaglio per chi volesse organizzare "in proprio" questa ciclogita.
Scoraggiati dai troppi problemi che avremmo avuto con le Ferrovie (prenotazioni con confermate fino all’ultimo, numero di biciclette ridotto all’osso) abbiamo optato per un viaggio con pullman e carrello bici. E’ stata la scelta migliore anche perchè abbiamo potuto offrire un supporto a chi non riusciva a fare tutto il percorso in bicicletta che, va detto, è molto variegato e presenta qualche tratto impegnativo. Ci siamo rivolti a Casarotto Viaggi : il servizio è stato più che soddisfacente, fatta eccezione per il carrello delle biciclette che è risultato non essere adeguato al numero di bici previste (e alcune sono state alloggiate nel vano bagagli).
Il pullman ci ha accompagnato fino a Tirano dove abbiamo preso il famosissimo trenino rosso fino a Ospizio Bernina: lì ci attendeva il pullman con le nostre biciclette per iniziare il percorso fino a Pontresina. Per la cronaca il trenino ha un comodo vagone per le biciclette: controllate l’orario per identificare il treno con il logo delle bici e prenotate telefonicamente se siete in gruppo. Scoprirete cosa significa l’efficienza svizzera.
Per il pernottamento abbiamo scelto un ostello della gioventù a Pontresina con sistemazioni in camere a sei letti. Il posto è comodo (proprio di fronte alla fermata del trenino rosso), pulito, economico e confortevole. Certo, se avete qualche problema a dormire o fare la doccia in compagnia vi suggeriamo di rivolgervi altrove.
I percorsi sono tutti da scoprire e ovunque trovate indicazioni: prendetevi il tempo di guardare intorno a voi e scoprirete anche le caprette che fanno "ciao" come nella canzone di Heidi.
E se poi siete stanchi e non avete un pullman al seguito niente paura: potete caricare le vostre biciclette sul trasporto pubblico senza sentirvi in colpa perchè "rubate spazio" ad altri passeggeri!
Il nostro giro si concludeva a Chiavenna, scendendo dal Maloja: un’esperienza inebriante a patto che abbiate una bicicletta con ottimi freni, non abbiate paura della lunga discesa con tornanti e non vi facciate intimorire dalle auto che vanno alla vostra stessa velocità ma, non si sa perchè, vi chiedono strada.
A Chiavenna è d’obbligo una visita ad un crotto: tipica cantina scavata nella montagna con annesso bar/trattoria/ristorante per degustare i prodotti tipici. Nel nostro caso abbiamo la fortuna di avere come socia una persona del luogo che aveva già prenotato per noi una ricca merenda accompagnata da un buon vino rosso: per fortuna il giro era terminato, nessuno doveva guidare e il viaggio di ritorno è stato contrassegnato da un’allegria un po’ "alcolica".
Le foto, come sempre, dicono molto più di tante parole, ma se volete sapere altro chiamateci.